I personaggi del Ring, non in ordine di apparizione

C’è Wotan, signore degli dei, garante dei patti cui egli stesso però è soggetto (la sua lancia, su cui le leggi sono incise in rune, è simbolo del suo potere ma anche dei limiti che questo potere incorpora: anche a causa di ciò Wotan, che ha poteri inerenti alla sua condizione divina, ha anche tratti e debolezze molto umani.
Fricka è sua moglie: lei, che è la rigida protettrice della morale e delle unioni sacre e regolari, ha a che fare con un marito fedifrago e libertino.
Altre divinità sono Froh, Donner, ma soprattutto la sorella di Fricka e degli altri due, Freia (simbolo d’amore e coltivatrice delle mele d’oro che garantiscono agli dei una eterna immutabile giovinezza).
C’è poi Loge, guizzante e astuta divinità del fuoco: cinico, considera gli altri dei, superiori a lui per rango, poco più che debosciati, e ci tiene a distinguersi da loro.
Sempre nella sfera degli esseri sovrannaturali dobbiamo ancora annoverare anzitutto Erda, divinità ctonia, sapiente e veggente; poi le Norne, le tre creature che maneggiano il filo del tempo, per cui sanno il passato, leggono il presente e vedono il futuro.
Legate al mondo sovrannaturale ci sono poi le Walküren, le Walkirie, vergini figlie di Wotan che hanno il potere di scegliere i migliori eroi delle battaglie, decretarne la morte terrena per condurne i cadaveri, su cavalli alati, lassù fino a Walhall, la possente rocca degli dèi: là, bevendo l’idromele, gli eroi morti in battaglia risorgeranno a nuova vita, e diverranno il corpo scelto a difesa della rocca e degli dei. Le Walkirie sono nove, ma una è particolarmente importante, personaggio chiave del ciclo: è Brünnhilde, figlia diletta di Wotan e di Erda.
Le Figlie del Reno, ninfe acquatiche, giocose, guizzanti e ammiccanti creature che danzano tra i flutti del grande fiume: esse proteggono l’Oro ivi custodito, e una volta che esso è stato rubato ne lamentano continuamente la mancanza. Wagner le chiama Woglinde, Wellgunde e Flosshilde.
A rubare l’oro è Alberich, signore e dittatore della stirpe dei Nibelungen, operosi nani che vivono nelle viscere della terra, cavandone oro e preziosi di cui sono abilissimi manufattori. Fra essi Mime, fratello di Alberich, e vittima delle sue costanti vessazioni.
Da questo mondo sotterraneo provengono i due oggetti magici più importanti: il Tarnhelm, un Elmo magico che consente a chi lo indossa di assumere qualsivoglia sembianza (o di divenire invisibile), e – ovviamente – l’Anello che conferisce al suo possessore immenso potere.
Infine, tra le creature non appartenenti alla umana terra di mezzo, i Giganti: qui sono due, fratelli, che su commissione di Wotan edificano Walhall. Uno di essi è attratto dalla bellezza e dall’amore, l’altro dal potere: il primo (Fasolt) viene ucciso dal secondo (Fafner).
Ci sono poi le creature umane vere e proprie, due delle quali sono frutto dell’accoppiamento di Wotan con una donna mortale: Siegmund e Sieglinde, i Velsunghi, gemelli incestuosi, dalla cui unione nascerà l’eroe prescelto per salvare il mondo, Siegfried.
Un altro umano è Hunding, violento marito di Sieglinde.
Poi, sempre tra gli umani, c’è Hagen, frutto dell’accoppiamento violento di Alberich con una donna, e destinato dal padre ad essere antagonista di Siegfried. In questo compito Hagen è in combutta con i suoi fratellastri Gunther e sua sorella Gutrune, ultimi fiacchi e decaduti esemplari di una stirpe destinata all’esaurimento, quella dei Ghibicunghen.
Per il particolare ruolo che hanno nel racconto, nel Ring assumono poi una funzione essenziale alcuni oggetti, che assurgono quasi al grado di personaggi: l’Anello, ovviamente; la Lancia di Wotan; Notung, la Spada di Siegmund, destinata ad armare Siegfried; il Tarnhelm, già nominato. Vi è poi il Corno di Siegfried, strumento musicale che annuncia e per così dire rappresenta l’eroe.
Infine gli animali. Quattro in particolare: uno è in realtà la trasformazione del gigante Fafner attraverso l’uso del Tarnhelm, un enorme Drago, custode dell’oro e dell’anello, che verrà ucciso da Siegfried; uno è l’Uccellino della Foresta, dal cui cinguettio Siegfried – apprendendone il linguaggio – apprenderà le cattive intenzioni di Mime, si farà guidare verso l’oro, e poi verso una fanciulla addormentata, Brünhilde; i Corvi, che incarnano la possibilità di Wotan di essere ovunque; e infine Grane, l’amato cavallo alato di Brünnhilde, che dell’eroina seguirà la tragica sorte.

Degli oltre trenta personaggi che agiscono lungo tutto il Ring molti non hanno un vero sviluppo: la moglie e i cognati di Wotan (Fricka, Freia, Froh, Donner), Loge, i due giganti Fafner e Fasolt (che però Wagner accuratamente e significativamente differenzia), le tre Figlie del Reno, le otto Walkirie sorelle di Brünnhilde (anche se fra esse spicca Waltraute), le tre Norne, i due Ghibicunghi Gunther e Gutrune. Non ha sviluppo la figura di Hunding, il violento marito di Sieglinde; e non ne ha neppure Hagen, sebbene si tratti della terribile incarnazione del Male, l’unico personaggio del quale Wagner traccia un (inquietante) ritratto anche fisico. Anche Erda, nella sua ancestrale e inquietante maestà, è un personaggio statico.
Tutti gli altri personaggi non solo incidono sull’intreccio, ma sono figure complesse, sviluppate con ricchezza e profondità tanto maggiori in quanto Wagner ne indaga non solo l’individualità ma anche la sfera relazionale. Wotan (e il suo alter ego, il Wanderer), Alberich, Siegmund, Sieglinde, Mime, Siegfried e Brünnhilde: hanno un ruolo talmente importante che sarà inevitabile conoscerli a fondo lungo il racconto.